“È possibile vivere pienamente
un lutto solo in presenza di
almeno un’altra persona”
Bowlby
La perdita di una persona cara porta con sé dei cambiamenti personali ma anche una sperimentazione di molteplici emozioni, talvolta contrastanti tra di loro (tristezza, rabbia, senso di colpa, vuoto, ecc.). Il lutto si può vivere sia quando si perde una persona vicina sia quando si sperimenta una separazione (per esempio dei genitori) o addirittura un abbandono.
È un processo importante e molto doloroso. Ogni persona lo deve vivere per poter tornare ad una esistenza “quasi” normale o almeno il più possibile serena a seguito di un lutto. Se non si dovesse riuscire a ri-formulare il lutto la persona potrebbe sperimentare un trauma o un “blocco” nella propria vita quotidiana.
Non esiste in letteratura una vera e propria durata specifica. Alcuni riescono a riformulare la perdita in poche settimane altri invece necessitano di maggior tempo. Di base potrebbe avere un decorso che varia da circa 6 mesi fino a un anno.
Non è per niente semplice. Leggere le prossime righe potrebbe creare un “giudizio” e far insorgere un po’ di rabbia ma uno dei pochi modi possibili per poter superare un lutto è accettare la perdita e cercare di reagire. Ogni persona avrà i propri tempi. Ci sarà chi ri-entrerà nella routine quotidiana più velocemente e chi invece avrà bisogno di settimane o anche mesi. Si potrebbe pensare a chi ci può star vicino, provare a prefissarsi un nuovo obiettivo (personale, famigliare o lavorativo) e cercare nel proprio profondo le forze per salutare ma anche ricordare la persona “persa”.
Se l’evento luttuoso va a modificare per un periodo prolungato la propria routine quotidiana allora può essere consigliabile chiedere aiuto e di conseguenza rivolgersi a un esperto.
I bambini hanno bisogno di aiuto, di vicinanza, di “sentirsi” accolti, di poter “piangere” e poter esprimere la loro rabbia, la loro frustrazione e ogni pensiero/emozione connessa ad un evento forte o connotato da emozioni negative; come può essere un lutto, una separazione o un abbandono. Quando si perde qualcuno, piccoli o adulti, si percepisce tormento e angoscia. Per un certo periodo di tempo può essere normale sentire una sensazione di stordimento, di vuoto o di inesistenza di voglia di reagire.
I bambini, soprattutto i più piccoli, non sanno esprimere a parole le proprie emozioni o i tormenti percepiti. Potrebbero quindi manifestare questi sentimenti nel comportamento.
Talvolta, per assurdo, i bimbi sono capaci di non mostrare le loro sofferenze e le loro preoccupazioni ma, al contrario, di far risaltare il loro lato migliore, in genere per paura di far soffrire chi c’è al loro fianco, o per abitudine.
Un dolore non elaborato può creare difficoltà, disturbi e comportamenti a rischio nella vita adulta come depressione, messa in atto di comportamenti violenti, incapacità di amare sé stessi o altre persone, disturbi dell’umore e/o del comportamento ed insorgenza di un disturbo post traumatico da stress o shock (quando il lutto è improvviso). Una buona relazione di fiducia, in cui la persona si sente accolta, protetta e non giudicata può far tornare la fiducia in se stesso e negli altri, voglia di sorridere, di ripartire, di rimettersi in gioco e di vivere momenti felici e di spensieratezza.
Cosa dovrebbe o non dovrebbe fare un genitore? A chi chiedere, eventuale aiuto? clicca qui
Margot Sunderland: “AIUTARE I BAMBINI… A SUPERARE LUTTI e PERDITE: attività psicoeducative con il supporto di una favola”; ed. Erickson, 2006.
John Bowlby: “ATTACCAMENTO E PERDITA: La perdita della madre”; ed. Bollati Boringhieri, 1983.
John Bowlby: “ATTACCAMENTO E PERDITA: La separazione dalla madre”; ed. Bollati Boringhieri, 2000.
Dr.ssa Federica Ciocca
Psicologa, Psicoterapeuta
Riceve a Torino, in provincia ed online